di Davide OrtaldaPrende quota il nome di Filippo Galli come erede di Leonardo sulla panchina del Milan, con tanto di investitura presidenziale. L'imprimatur sarebbe arrivato dai piani alti, dal presidente Silvio Berlusconi in persona che ha sposato l'idea di un manager capace di lavorare con i giovani che si smarchi dalle idee rivoluzionarie del predecessore: "Un testùn che non ha eseguito i miei consigli, ma ha fatto vedere un bel calcio. Sono favorevole alla soluzione interna. La rosa per la prossima stagione è confermata e saranno inseriti quattro giovani della primavera. L'esperienza delle giovanili è utile per la prima squadra". La novità è che potrebbe essere affiancato non più dall'eterno secondo Mauro Tassotti, come nelle previsioni, ma da Giovanni Stroppa, tecnico della Primavera. Il nome dell'outsider cui faceva riferimento Galliani, parlando di un candidato aggiuntivo, oltre ai soliti noti (Allegri, Galli-Tassotti, Lippi, Rijkaard, dovrebbe essere appunto Stroppa). La benedizione di Silvio a un conduttore di estrazione rossonera confermerebbe la linea seguita nel corso degli ultimi anni. Altri dicono che il mister X potrebbe essere Billy Costacurta. Il Milan ai milanisti, la filosofia ispiratrice le scelte dei dirigenti rossoneri dovrebbe essere ancora questa. Uno marchio di fabbrica che però non è servito a convincere Marco Van Basten ad abbracciare a tutti gli effetti la causa e che ha alimentato clamorose voci di vendita a private equity o a nuovi plutocrati russi, smentite con veemenza. La pista di capitali esteri è stata respinta con un certa fermezza, anche se il particolare riguardo verso i bilanci e la pulizia finanziaria lascia pensare. Il nuovo tecnico dovrebbe uscire da un summit in Sardegna a giorni.
Fonte:Virgilio Sport
Silvio Berlusconi, pur amareggiato dalla dura contestazione dei tifosi, chiude le porte agli spifferi della cessione del club rossonero e giustifica il mancato intervento massiccio sul mercato con la crisi che impone morigeratezza al presidente del Consiglio. Con un certo paternalismo invidiante le follie morattiane, Berlusconi afferma: "In un momento di crisi globale, il mio ruolo non mi permette di investire risorse ingenti. Ma il Milan resta il mio grande amore". Il premier non è dunque disamorato del Diavolo e si lascia andare al suo mecenatismo da pigmalione: "Farei uno sforzo se ci fosse sul mercato un grande come Cristiano Ronaldo, in quel caso gli italiani capirebbero. Un sacrificio del genere, gli italiani lo capirebbero". Edulcorazione della realtà a parte, è chiaro che la società di via Turati manterrà la linea dell'austerity e del rigore finanziario. Prima i conti e niente follie di mercato, parafrasando il Berlusconi pensiero, sfruttando l'abilità dei dirigenti rossoneri a scovare talenti o operazioni vantaggiose di mercato.
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